GASTRONOMIA E TURISMO


Anche quest’anno PFAM torna in autunno, la stagione delle riflessioni e dei pensieri condivisi attorno al focolare. Quest’anno ci troviamo per parlare di tipicità e autenticità nei territori. Questi “concetti bandiera” talvolta nascondono un battente un pò logorato che sempre più fatica ad adeguarsi al cambiamento dei luoghi di montagna.

Introducono e moderano gli incontri Martina Giuffrè, Mario Ferraguti e Maria Molinari.

La partecipazione agli incontri dà diritto all’acquisizione dei crediti AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche)

SABATO 29 OTTOBRE – presso Museo Pier Maria Rossi

10,00 – Giampiero Lupatelli – Comunità verdi nelle Montagne italiane?

I temi di cui tratteremo riguardano essenzialmente la risposta dei territori italiani, nelle loro espressioni istituzionali ma anche in quelle sociali delle rappresentanze e delle forme associative, alle sollecitazioni che sono state loro rivolte da una nuova stagione di politiche di coesione territoriale (intese in senso lato), dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne, alla programmazione europea, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ci soffermeremo innanzitutto sulla dimensione comunitaria dei processi di sviluppo locale, e dalla stessa riconsiderazione che queste sollecitazioni (e quelle di sfondo, più drammatiche e incerte, di questa fase di post-globalizzazione) richiedono. 

Giampiero Lupatelli, economista territoriale, si è formato ad Ancona con Giorgio Fuà e Massimo Paci. Da quarant’anni si occupa di politiche territoriali, avendo collaborato con Osvaldo Piacentini e Ugo Baldini nell’alveo della tradizione urbanistica di CAIRE. Ha partecipato alla redazione del Progetto Appennino della Regione Emilia Romagna, all’Atlante Nazionale del Territorio rurale, al progetto Appennino Parco d’Europa (APE), e alla Strategia Nazionale per le Aree Interne. Dirige il Notiziario dell’Archivio Osvaldo Piacentini “Tra il dire e il fare”.

11,30 – Andrea Membretti – Riabitare la montagna: alla ricerca della distanza perduta

La restanza o il neo popolamento delle aree montane e interne possono favorire processi di recupero simbolico e spaziale della “distanza perduta”a causa della modernizzazione urbanocentrica, che ha a portato a forme di iper concentrazione residenziale ed elevata densità sociodemografica. Allo stesso tempo, questi territori possono essere oggetto di crescenti processi di “remotizzazione”, ovverosia di progressivo allontanamento simbolico e culturale dal resto della società. La remoteness dunque è un concetto ambivalente: può favorire creatività, innovazione e qualità della vita, come invece spingere alla marginalizzazione e a forme di chiusura identitaria di tipo localistica. E’ nella rinnovata connessione tra territori montani, anche remoti, e aree metropolitane che si gioca la partita per la costruzione di un nuovo orizzonte di pratiche e di politiche e di un nuovo immaginario che definiamo come metromontano.

Andrea Membretti PhD in Sociologia, insegna Sociologia del Territorio all’Università di Pavia. È Research Fellow alla Università del Free State (Sudafrica), e Affiliate all’università di Torino (Dipartimento Culture, Politica e Società). È tra i fondatori dell’associazione Riabitare L’Italia. Il suo campo di studio è rappresentato dalle migrazioni e dalla mobilità verso e dalle aree montane europee e africane, con particolare riferimento al mutamento socio demografico, al cambiamento climatico e agli eventi estremi.

15,00 – Cristina Grasseni – Limiti e potenzialità della tipicità gastronomica per le economie di montagna. L’esempio della Val Taleggio

L’emergenza pandemica ha comportato sia una ulteriore crisi dei piccoli produttori tradizionali che una opportunità per esplorare nuove strategie di comunicazione e di networking digitale durante il lockdown. A partire dal caso della cooperativa casearia della Val Taleggio (BG), ripercorriamo una strategia di lunga durata, economica politica e retorica, di patrimonializzazione del formaggio tipico come prodotto di eccellenza casearia (The Heritage Arena, 2017). La nuova comunicazione profila il formaggio locale quale protagonista di resistenza casearia invocando reazioni di solidarietà oltre che di apprezzamento del valore intrinseco del prodotto.

Cristina Grasseni è professore ordinario di antropologia culturale all’università di Leiden, Olanda e si occupa tra l’altro di cittadinanza alimentare (www.foodcitizens.eu). Le sue monografie in italiano sono: Luoghi Comuni. Antropologia dei luoghi e pratiche della visione(2009), La Reinvenzione del Cibo. Culture del gusto fra tradizione e globalizzazione ai piedi delle Alpi (2007), Pratiche e Cognizione. Note di ecologia della cultura (2004, con Francesco Ronzon); Lo sguardo della mano. Pratiche della località e antropologia della visione in una comunità montana lombarda, 2003 (tradotto e rivisto in Developing Skill, Developing Vision, 2009) e la traduzione italiana dei saggi di Tim Ingold con il titolo Ecologia della Cultura (2001, con Francesco Ronzon).

16,30 – Pietro Clemente – Inventare il passato per mangiare il presente

Con qualche esempio di culture alimentari sarda e toscana, cerco di mostrare che le cucine tipiche regionali  che sono rinate dopo l’epoca della nouvelle cuisine e di slow food, sono invece pensate come eredità compatte del passato, secondo un modello di retrodazione e di mitizzazione della identità culturale sia gastronomica che archeologica e storica e fornisce una sorta di rinforzo ideologico al consumo contemporaneo , come ‘mangiare il passato’, che è un atto del presente e anche del futuro. 

Pietro Clemente  Professore di Antropologia Culturale presso l’Università di Firenze in pensione,  già docente nelle Università di Siena e di Roma, è Presidente onorario della Società Italiana per la Museografia e i Beni Demo-Etno-Antropologici (SIMBDEA); presiede il consiglio scientifico  della Fondazione Museo Guatelli, è membro della giuria del Premio Silvia dell’Orso,  membro della redazione della rivista Lares e della rivista  Antropologia Museale, è autore di saggi su tematiche della cultura popolare, dei musei, della storia dell’antropologia. Ha ricevuto il Premio Cocchiara per gli studi demoetnoantropoloigi per il 2018, e il Premio Nigra alla carriera nel 2022. Tra gli scritti recenti: Pietro Clemente, Le parole degli altri. Gli antropologi e le storie della vita, Pisa, Pacini, 2013. E’ Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza Senese e dell’Età Contemporanea ISRSEC “Vittorio Meoni”

21,00 – Anna Kauber – Presentazione e proiezione del documentario “In questo mondo”

Il documentario racconta la vita delle donne pastore in Italia ed è il risultato di un viaggio in solitaria della regista Anna Kauber, durato più di due anni: circa 17,000 km percorsi attraverso tutta l’Italia, effettuando un centinaio di interviste rivolte a donne di età compresa tra i 20 e i 102 anni. La figura del pastore, nell’immaginario e nella simbologia più diffusa, è sempre stata associata al genere maschile. Nonostante il diffuso scetticismo – se non l’esplicita opposizione della cerchia personale così come di quella pubblica – la ricerca dimostra tuttavia quanto il settore dell’allevamento ovi caprino si stia femminilizzando. Mosse da una forte, appassionata determinazione, sempre più donne scelgono di svolgere questo lavoro di cultura tradizionale patriarcale, superando ogni difficoltà e accettandone le sfide e le fatiche. Le donne pastore impegnate quotidianamente nella cura dei loro animali vivono spesso sole, ma anche con compagni e con la loro famiglia, pienamente coinvolte nelle attività sociali e economiche della comunità in cui vivono. Il film è la raccolta corale dei vissuti di alcune di loro, espressi con vivacità e semplicità nei contesti della loro vita quotidiana, fra animali e vegetazione, in una immersione totale nei suoni, nei profumi e nelle luci dell’elemento naturale delle Terre Alte. Nasce quindi dalla personale esperienza della regista che ha vissuto con loro per qualche giorno, seguendo ogni fase del lavoro – dalle lunghe ore del pascolo, all’accudimento in stalla e a tutte le altre attività giornaliere – nella gioiosa condivisione e nello scambio reciproco e approfondito delle narrazioni. I legami di amicizia e affetto che si sono creati sono diventati la linea narrativa, intima e spontanea, che ci introduce alla comprensione delle motivazioni delle protagoniste, alla fatica e alle difficoltà così come alla consapevolezza e soddisfazioni della loro scelta. Il documentario apre quindi lo sguardo su questo mondo poco conosciuto, interpretato secondo il distintivo approccio femminile nella cura: degli animali e dei luoghi abbandonati della montagna, dei quali preservano la straordinaria biodiversità animale e vegetale. Nel mantenimento dei saperi di questa pratica lavorativa millenaria, alimentata dalle nuove istanze e consapevolezze della contemporaneità, le donne pastore preservano i nostri paesaggi d’alta quota, custodendo l’immenso patrimonio materiale e immateriale del nostro Paese, con l’intento – insito nella visione femminile della vita – di riconsegnarlo alle generazioni future nella sua feconda, magnifica interezza e unicità.

Anna Kauber, regista, scrittrice e paesaggista. Vive a Parma. Da anni documenta e divulga la vita e il lavoro nel mondo rurale, occupandosi in particolare di tematiche sociali e culturali delle comunità. Nel 2014 pubblica il libro “Le vie dei campi” premiato al Premio di letteratura rurale “Parole di Terra”.  Nel 2015 conclude la raccolta di video-interviste “Ritratti di donna e di terra” che ricerca e documenta la specificità di genere in agricoltura. Intraprende da allora un percorso di indagine sulla particolarità della relazione fra il femminile e la terra, verificando negli anni come questa nuova alleanza fra donna-terra-cibo stia muovendo dal basso le fondamenta dell’intero settore.


DOMENICA 30 OTTOBRE – presso Museo Pier Maria Rossi

10,00 – Michele Nori – Pastori a parole

La pastorizia è un sistema insieme antico e postmoderno. Oggi è cambiata la pastorizia e sono cambiati i pastori. Le società di pastori hanno spesso scontato l’incomprensione e la sfiducia delle popolazioni sedentarie, di stampo agricolo o urbano, e dei loro modelli culturali dominanti. Insultati come barbari o romanticizzati come poeti, essi sono stati in verità in genere poco compresi nelle loro strategie. È  tempo oggi di riconsiderare la pastorizia come un sistema più che mai attuale, necessario e sostenibile. Con Michele Nori parleremo della crisi della pastorizia e le implicazioni per i territori.

Michele Nori è un socio-agronomo tropicale  e una competenza specifica sulla gestione delle risorse e sui sistemi di sussistenza delle comunità agro-pastorali. Integrando pratiche sul campo, ricerca accademica e definizione delle politiche, Michele ha sviluppato una “carriera orizzontale”, basata su oltre vent’anni di collaborazioni in diverse regioni del mondo con numerose organizzazioni, tra cui società civile, agenzie delle Nazioni Unite, istituti di ricerca, imprese agricole e uffici dei donatori. Attualmente il suo impegno presso l’Istituto Universitario Europeo è quello di fornire prove scientifiche efficaci e consulenza politica sugli aspetti dei mezzi di sussistenza agro-pastorali e dello sviluppo rurale attraverso una solida analisi delle realtà e delle pratiche sul campo.

11,30 – Francesco Vietti – Rural Migrantour: patrimonio, migrazioni e turismo nei territori rurali

Il turismo si nutre spesso del mito romantico ispirato dal carattere autentico, remoto, primordiale del patrimonio culturale delle aree di montagna. In realtà, anche se in modo diverso da quanto avviene nelle città, nelle zone rurali e montane il cambiamento culturale è sempre in atto ed è spesso legato a forme di mobilità. Persone venute da lontano, contatti con altre popolazioni, immagini, oggetti e idee in viaggio ci invitano a conoscere e valorizzare le storie di trasformazione, di incontro, di creatività che attraversano confini e distanze. Esploreremo questi temi partendo da una riflessione sul progetto Migrantour, che da oltre dieci anni propone esperienze di turismo responsabile ideate e condotte da cittadini migranti in Italia e in Europa.

Francesco Vietti è ricercatore in antropologia culturale all’Università di Torino. Si interessa di migrazioni, turismo e del nesso tra mobilità e processi di patrimonializzazione. Ha svolto ricerche sul campo nell’Europa orientale (in particolare in Albania e Moldavia) e in contesti insulari del Mediterraneo (soprattutto a Lampedusa). Da molti anni è impegnato in iniziative di antropologia pubblica e applicata, svolgendo tra gli altri incarichi il ruolo di coordinatore scientifico del progetto “Migrantour. Intercultural Urban Routes”. Ha pubblicato i volumi “Il paese delle badanti” (Meltemi 2010), “Hotel Albania” (Carocci 2012) e, con Carlo Capello e Pietro Cingoani, “Etnografia delle migrazioni” (Carocci 2014).

15,00 – Francesco Bravin – Le Cinque Terre, tra poetico e pittoresco

Affrontando il caso specifico delle Cinque Terre, vedremo quali effetti positivi e negativi, previsti e imprevisti, il turismo può portare in piccole comunità. Le Cinque Terre sono infatti una delle più importanti mete turistiche italiane, avendo raggiungo notorietà internazionale in seguito alla nomina UNESCO a patrimonio dell’umanità per via del loro paesaggio terrazzato. Il Parco Nazionale delle Cinque Terre cerca da un lato di tutelare un territorio fragile, ma profondamente antropizzato, e dall’altro di promuovere un turismo sostenibile e consapevole. Una delle strategie principali è il recupero dei terreni incolti e il restauro dei muretti a secco per promuovere la produzione locale di vino, visto come il prodotto più genuino delle attività che hanno plasmato il territorio delle Cinque Terre in un paesaggio terrazzato. Lo sguardo turistico si muove tra le categorie di poetico e di pittoresco, riproducendo lo sguardo quasi coloniale dei primi intellettuali che elessero le Cinque Terre a luogo di villeggiatura.

Francesco Bravin ha conseguito il dottorato di ricerca in antropologia presso l’università di Genova con una ricerca etnografica sul campo alle Cinque Terre, dove si è occupato di studiare le relazioni fra le politiche locali di tutela ambientale e di gestione dei flussi turistici e i discorsi che danno forma all’identità locale delle Cinque Terre, con particolare attenzione al ruolo svolto dai prodotti tipici locali, quali il vino delle Cinque Terre, le acciughe salate e i limoni di Monterosso. E’ presidente e fondatore dell’associazione Antropolis, che a Milano si occupa di divulgazione dell’antropologia culturale anche al di fuori dei contesti accademici, organizzando  conferenze aperte al pubblico, di stampo divulgativo e interdisciplinare. All’interno dell’ANPIA coordina la Commissione Scuola ed Educazione, fa parte del Collegio dei Saggi e della Redazione.

16,30 – Chiara Davino – Racconti dal Parco. Il caso del Pollino: tra conflittualità, immaginari e risorse

Attraverso una ricostruzione etnografica delle diverse identità associate al Parco da parte degli attori che lo abitano – comunità e amministrazioni locali, ente parco, turisti –, l’intervento mette in luce come la definizione di “Parco” rappresenti da un lato un’evidente risorsa turistica e dall’altro un luogo di conflitto tra il territorio del Pollino e le comunità che lo abitano.  Quali sono dunque i possibili immaginari capaci di generare legami di coabitazione tra le comunità locali e quelle temporanee dei flussi turistici? 

Chiara Davino è laureata in Architettura presso l’Università Iuav di Venezia e sta attualmente svolgendo un dottorato in Sociologia e Ricerca Sociale presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economica dell’Università di Bologna. È membro del gruppo di ricerca del progetto europeo Horizon 2020 Welcoming Spaces, co-fondatrice della piattaforma digitale Assembramenti e del collettivo Reimagining Mobilities. La sua ricerca si situa nelle aree interne del versante lucano del Parco Nazionale del Pollino e mira a indagare gli effetti dei flussi migratori e della presenza di centri di seconda accoglienza in questi territori.


MOSTRE FOTOGRAFICHE

Occitania italiana, un paradosso alpino – di Emiliano Negrini

C’era una volta – a cura di Fausto Accorsi, Cosimo Gigante e Alan Zavaroni

Conservare. Libertà – di Serena Badalassi


CONCERTI NEI LOCALI

SABATO SERA, ore 22,30 – Marco Sforza & Trio Separè presso Pasticceria Duomo

DOMENICA SERA, ore 18,00 – Alessandro Spinabelki, aperitivo musicale presso il Bar Centrale

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